Museo a cielo aperto La Thuile il lato Wild del Monte Bianco

La Thuile
Uomini e boschi.

I boschi ricoprivano i versanti di La Thuile ben prima che l’uomo iniziasse ad avere un impatto sul paesaggio in cui viveva.
I ripidi versanti rocciosi e il clima hanno portato allo sviluppo di aree boscate con specie e strutture ben precise che l’attività umana nei secoli è intervenuta a modellare considerando il bosco una risorsa ma anche un elemento da confinare.
Nel basso Medioevo (VIII – XVI sec.) era possibile coltivare i cereali fin oltre i 2.300 metri di quota, le mandrie di mucche pascolavano oltre i 3.000 m e l’uomo viveva stabilmente oltre i 2000 metri.
Non può stupire un impatto delle attività antropiche massiccio ed esteso fino alle quote più alte. Le piante venivano abbattute per ottenere legna da ardere e da costruzione e i boschi dissodati per fare spazio a villaggi, aree coltivate, vie di comunicazione.
Il bosco era una risorsa che metteva a disposizione selvaggina, funghi, frutti di bosco che nei periodi di carestia permisero la sopravvivenza delle comunità e forniva carbone, pece, trementina, corteccia, materiali diversi per costruire attrezzi e oggetti d’uso quotidiano.

Museo a cielo aperto La Thuile il lato Wild del Monte Bianco

Osservando dall’alto in un panorama di La Thuile si nota chiaramente la mano dell’uomo. Il bosco come lo vediamo oggi è il frutto di secoli di sfruttamento; risulta confinato ai versanti poco o per nulla abitati perché troppo scoscesi o mantenuto in nuclei di dimensioni limitate altrove.
Ma l’uomo di queste montagne è saggio e ha sempre saputo che il bosco protegge da frane, valanghe e alluvioni e che eliminarlo ha ripercussioni importanti sulla sicurezza dei villaggi.
Esplora la pineta del Preylet che ti accoglie a La Thuile. E’ un ottimo esempio del bosco misto di conifere in cui Abete rosso e Larice si mescolano creando un habitat che accoglie altre piante e animali, borda il torrente e racchiude le tante funzioni del bosco: ci protegge dalla forza degli agenti atmosferici e dalla forza dell’acqua, ci rinfresca, pulisce e profuma l’aria, ci offre spazi di gioco, benessere e contatto con animali e piante di montagna e ci ricorda che la natura ha leggi ed equilibri che abbiamo il dovere si rispettare.
Passeggia nei boschi di La Thuile, sarà un piacere speciale scoprirne il potere rigenerante e scovare al loro interno tesori nascosti (miniere, fortificazioni, cascate).

Tracce di bosco antico
Le più antiche testimonianze di boschi sui monti valdostani derivano da tronchi rinvenuti durante i lavori di costruzione dell’Autostrada risalenti a 9.242 BP più o meno 60.000 e derivanti da un antichissimo bosco travolto da una paleofrana quando il ghiacciaio Balteo si stava già ritirando dalla valle centra le veros Courmayeur.
Fra i 7.500 e i 4.500 anni fa si raggiunge gradualmente l’optimun climatico con clima caldo e umido che porta alla diffusione di una fitta vegetazione. Proprio la torbiera di fronte al ghiacciaio dei Ruitor ha permesso di studiare campioni che hanno fornito importanti informazioni sull’clima e sulla vegetazione in Valle d’Aosta fra 6.000 e 3.500 anni fa, periodo che per la civiltà umana corrisponde al Neolitico.
Studi sui pollini hanno svelato che fino a 3.500 anni fa a La Thuile grazie a temperature più alte e piogge abbondanti i limiti altitudinali sia di conifere che di latifoglie erano circa 700 metri superiori a quelli attuali e che il bosco si sviluppava ben oltre i 2700 metri!

Una regolamentazione per la salvaguardia
Già a Partire dal Quattrocento lo sfruttamento si fece sempre più intenso e disordinato fino che la risorsa forestale risultò depauperata in modo da non garantire più il suo rinnovamento per le generazioni future. Occorreva sempre più spazio per prati e campi, sempre più legna per alimentare fornaci da calce, impianti di fusione mineraria, forni, sempre più travi e scandole per tetti. Nascono allora i primi Regolamenti per razionalizzare lo sfruttamento a salvaguardia delle foreste che porta alla selvicoltura naturalistica valdostana di oggi che attribuisce al bosco ben altre funzioni.
Nel 1716 il Conseil des Commis (istituzione risalente al 1536 che per circa due secoli ha gestito il governo locale della Valle d’Aosta) viene informato che nella zona di La Thuile, lungo la strada che porta al Piccolo San Bernardo le valanghe fanno molte vittime a causa del taglio del bosco.
Una multa di 10 lire viene introdotta. Gli abitanti di Pré Saint Didier subiscono in modo particolare la situazione non avendo altri boschi da cui trarre legname. Dopo anni di proteste e petizioni la questione viene riesaminata e nel 1726 e vengono assegnate arre precise da cui procurarsi il legname. Accuse reciproche di tagli abusivi esasperano la situazione ma la strada ormai è tracciata e il bosco diventa a tutti gli effetti un bene da tutelare e soprattutto elemento riconosciuto di protezione dei villaggi e delle strade da frane e valanghe.

Il cembro del vallone di Chavanne
Il vallone di Chavanne, che si dirama sulla destra appena prima della frazione di Pont Serrand in direzione del Piccolo San Bernardo, è privo di alberi ma i suoi versanti sono chiamati ancora oggi “Les arolles” dove arolla in patois indica il Pino Cembro. Si intuisce come un tempo i ripidi versanti fossero infoltiti da questo albero resistente al freddo e che le valanghe li spazzassero speso via portando a valle i tronchi e lasciando le ceppaie.
Il ritrovamento di una di queste ceppaie permise di fare importanti studi e scoperte di dendrocronologia che hanno dato informazioni anche climatiche durante il periodo della sua lunga vita: dalle analisi di laboratorio si è risaliti alla morte della pianta fra il 1530 e il 1670 e si sono contati ben 592 anelli di accrescimento.
Il Cembro in questione pare abbia vissuto in un bosco che si è gradualmente diradato in un paio di occasioni a causa di pulsazioni glaciali lasciandolo isolato (e quindi esposto a una quantità di luce che lo ha rinvigorito) la prima volta fra i 185 e i 280 anni di vita e nuovamente per gli ultimi 30-40 anni. All’età di 578 anni lo attende la prova più dura: una riduzione severa della temperatura lo sfinisce, le sue radici lo tengono aggrappato al terreno finché le acque selvagge e le valanghe non lo hanno strappato dalle montagne.
Il ceppo è oggi conservato dal Museo regionale di scienze naturali della Valle d’Aosta.

Bosco per tutti
I boschi che sono arrivati a noi sono una piccola parte di quelli presenti un tempo. Le attività umane, tra cui le piste da sci, hanno fatto scomparire una superficie boscata considerevole.
Quella rimasta è oggi gestita in parte a livello regionale con lo scopo di regolamentarne lo sfruttamento ma anche contenere gli effetti dell’abbandono. Oggi le funzioni del bosco si sono allargate (non più solo economica e produttiva e di protezione ma anche paesaggistica e ricreativa) e la produzione di legname è divenuta marginale. Ecco allora che dalla fine degli anni 70 il bosco in Valle d’Aosta viene gestito con la selvicoltura naturalistica che ricerca una foresta disetanea, composta da alberi di età diverse , e di specie miste ricercando quella naturalità che negli anni l’uomo da sacrificato ai propri interessi ma che garantisce la massima stabilità dell’ecosistema bosco.
Tagli selettivi individuati dal Corpo forestale della Valle d’Aosta e realizzati da squadre specializzate permettono enormi vantaggi ecologici che nel tempo porteranno a massimizzare le funzioni oggi prevalenti: protezione idrogeologica, funzioni igienico-sanitarie, conservazione della biodiversità, funzione paesaggistica, ricreativa e in ultimo quella di produzione di legname di qualità.
Il bosco come quello che si trova nel centro di La Thuile è oggi un angolo fresco e rigenerante dove poter passeggiare a contatto con animali e piante di montagna, fare attività fisica (percorso fitness), giocare (angolo della marmotta), pranzare (tavoli e griglie) e scoprire ciò che ci circonda.
Allungando il passo ci si trova immersi nei boschi, in direzione di Col San Carlo, non a caso salendo verso la frazione Buic da “Bouque” che è il bosco e significa ai piedi del bosco, passeggiate di ogni tipo permettono si scoprire un bosco che custodisce testimonianze del passato minerario di La Thuile o trinceramenti militari ben più antichi e ancora salti d’acqua incorniciati da distese verdi ai piedi del ghiacciaio del Ruitor.
Un Infinity trekking senza confini!

Trinceramenti detti del Principe Tommaso fra 1600 e 1700
Rispondendo alle iniziative espansionistiche francesi, Carlo Emanuele I è costretto a disporre il primo piano di difesa delle aree di confine e dunque anche in Valle d’Aosta.
Inizialmente si agisce sui rilievi alle spalle di La Thuile, sui rilievi del Mont du Parc che permettono il quasi completo controllo visivo della via proveniente dal colle. In questo stesso frangente, il principe Tommaso di Savoia Carignano, incaricato dal padre della difesa, nella lettera del 31 maggio 1630 accenna alla necessità di eseguire difese anche al Piccolo San Bernardo. Si comincia a parlare di Retranchements Sardes ossia Trinceramenti del Principe Tommaso. I francesi non stanno a guardare: in Haute-Tarentaise Luigi XIII con Richelieu e i suoi marescialli di campo studiano e iniziano a realizzare un ben più poderoso impianto difensivo il cui baricentro è il forte Saint-Maurice, una piazzaforte con bastioni in terra, difesa da 3.000 uomini, presso l’attuale Bourg-Saint- Maurice.
Quasi sessant’anni più tardi, la minaccia di Luigi XIV di Francia in occasione della Guerra dei Nove anni, costringe Vittorio Amedeo II a preparare la mobilitazione dei reggimenti e pianificare la difesa del confine occidentale del Ducato d’Aosta con la Tarentaise.
Nella prima metà del XVIII secolo ricognizioni e pareri di esperti suggeriscono di consolidare ulteriormente trinceramenti e costruzioni difensive, ritenute non sufficienti sia in quota al Colle che più in basso dove occorreva un complesso difensivo di seconda linea.
Un effetto dei lavori di fortificazione della frontiera è l’interruzione della viabilità tradizionale d’origine romana che viene sostituita da un nuovo tracciato, rimasto in uso fino al completamento della Route Nationale 90 nel 1866.
I trinceramenti erano tipicamente un complesso di camminamenti riparati sulla sommità del rilievo, composto da un ricovero, una cortina per fucileria e da un lungo edificio seminterrato e coperto da un tetto ad unica falda, in continuità con il pendio.
In direzione di Pétosan si trova uno dei punti di maggiore attenzione da parte degli ingegneri militari in dalla prima metà del XVII secolo, poiché da questa posizione è possibile controllare frontalmente la strada proveniente dal Piccolo San Bernardo, contribuendo alla difesa della conca di La Thuile, insieme alle fortificazioni d’altura di Folliex e all’imponente nucleo fortificato del Col de la Croix. La difesa frontale del fondovalle era garantita invece da più sistemi trincerati, ben visibili nella cartografia militare settecentesca ma delle quali non resta traccia. Più a est, le trincee di Foillex, sottostanti il forte in località Plan Praz, erano rivolte a contrastare una possibile infiltrazione nemica attraverso il ghiacciaio del Ruitor.
La cessazione d’uso del sistema di difesa seguì gli avvenimenti militari che, dalla fine d’aprile del 1794 e lo stesso mese dell’anno successivo, con alterne vicende, si conclusero con l’occupazione dell’area di La Thuile da parte dell’Armata delle Alpi comandata dal generale Kellermann. Le fortificazioni dell’intero settore, tranne quelle di Foullié e del Col de la Croix, furono dismesse nel corso del 1797.

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